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Inviato da avatar Pierfranco Ravotto il 02-01-2009 alle 15:42 Leggi/Nascondi
Rispondo a Claudio, come risposta a tutta la discussione avviata da guido M. il giorno di Natale.

Sono quasi sempre in disaccordo con le affermazioni tranchant di Dino, ma concordo con il suo richiamo a considerare che "politica" non è solo quanto si fa nelle "organizzazioni". Si fa politica anche nel "vivere quotidiano" e, in particolare, nella propria attività professionale.

Dunque le risposte a Guido potrebbero essere divise in due:

  • quanto attiene alla politica in senso "proprio" (in un partito, in un sindacato, in un'istituzione rappresentativa, ...),
  • quanto attiene alla politica in senso "lato", ovvero alla messa in pratica di una serie di valori - giustizia, solidarietà, libertà, ... - nel proprio muoversi nel mondo.

 Immagino che molti di noi, che non hanno più fatto "politica attiva", abbiano però mantenuto una certa coerenza - nel necessario "cambiare opinione", come dice Claudio - fra gli ideali giovanili e la loro cittadinanza successiva.


Per quanto mi riguarda: non ho più fatto politica a tempo pieno - o, in altri termini, non mi sono più sentito politico "professionista" (si diceva: rivoluzionario di professione) - da quando, in dissenso con DP per mia evoluzione (qualcuno avrebbe detto "involuzione") politica mia, ho dato le dimissioni da Consigliere di zona 12, carica a cui ero stato nominato da DP. Era, più o meno, il 77.

Sono poi entrato nel PCI - anche se mai sentendomi "a casa" - attratto dall'eurocomunismo di Berlinguer. Ho lavorato a livello di sezione e poi anche come responsabile di zona, più impegnato sul versante "movimento per la pace" - nè Pershing, nè Cruise, nè SS20 ... - che non sull'attività di partito. Ero naturalmente per la svolta della Bolognina - ho detto in assemblea di zona: "sono sempre stato convinto che il PCI non fosse comunista, infatti sono entrato quando ho abbandonato il comunismo" - ma non sono poi entrato nel PdS ed evoluzioni successive.

Sono rientrato nella politica in senso "proprio" nel 2008 con la fondazione del PD, per un insieme di motivi in cui la speranza del partito nuovo (speranza in questo momento un po' acciaccata) si intrecciava con l'essere andato in pensione e con l'essere venuto ad abitare a San Donato e con la volontà di inserirmi in un contesto di piccola cittadina (non scrivo "di paese" perchè i sandonatesi si offenderebbero).

Però penso di  aver agito politicamente (a sinistra) anche in quei 20 anni, dall'89 al 2008. Credo di poter rintracciare un "filo rosso" nella mia storia di insegnante:

  • aver lavorato con gli studenti per favorire una loro crescita personale - lo sviluppo di capacità e di coscienza critica -prima che l'acquisizione di un insieme di saperi (o anche di saper fare),
  • aver lavorato per far vincere la tendenza all'apertura rispetto a quella alla chiusura: apertura della scuola al territorio e al mondo del lavoro (Claudio: se ti serve una mano ...), apertura alla realtà europea (scambi, alternanza all'estero, progetti europei di ricerca), apertura in termini di metodologie e di organizzazione della scuola (per esempio: e-learning), apertura in termini di condivisione di materiali e percorsi didattici fra insegnanti e fra scuole, ...
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