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Inviato da avatar Flavio Vailati il 19-01-2009 alle 21:32 Leggi/Nascondi

Carissimo Pepè,

Avevo risposto a Bruno in forma ‘privata’ ma dato che, nella prima parte della tua mail, tocchi un tasto spinoso vorrei essere estremamente chiaro e, per non lasciare spazio a dubbi, ti rispondo in forma ‘pubblica’.

Sinteticamente.

1)      io non ho mai simpatizzato per i gruppi clandestini armati poiché ho sempre ritenuto sbagliate certe analisi e pratiche conseguenti.

2)      Ho  fatto parte del S.O. della nostra vecchia organizzazione (ti assicuro che non eravamo proprio della ‘mammolette’) e per fermare la cariche delle cosiddette forze dell’ordine non ci facevamo particolari scrupoli ad usare chiavi, sassi e molotov. Di più. Spesso eravamo noi stessi a decidere lo scontro.

3)      Tengo a sottolineare, con la matita rossa e blu, che non ho mai avuto alcun rapporto feticistico con qualsivoglia ‘strumentazione’.

4)      Nel mio allegato al quale fai riferimento si dice: Quando le organizzazioni rivoluzionarie ‘storiche’ si sono dissolte i loro militanti hanno continuato ad esistere, alla deriva e alla malora; alcuni, ma non mi interessano e li cito solo per dovere di cronaca, si sono ritagliati un posto al sole del potere, altri, troppi, sono morti di droga, altri sono morti di lotta armata, ma rimane il fatto che questi ultimi, quelli che l’hanno praticata non erano, come dice la ‘storia’ riscritta dai vincitori, un fenomeno di folle criminalità politica.  Io, di compagni, ne ho visti alcuni morire di eroina e troppi che vi ci sono cascati. Sto parlando di giovani (ragazzi e ragazze) e non di marziani. E mentre nei nostri cortei, gridavamo ‘Fascisti spacciatori di eroina, vi bucheremo noi con la benzina’  poco tempo dopo vedevo compagni cadere in quel baratro.

5)      Verso la fine del ’77 sono uscito (insieme alla maggioranza dei compagni di  Cinisello) da DP e, più in là nel tempo, ho intrapreso un dibattito con compagni che si richiamavano all’area autonoma. Persone che non avevano nessuna vocazione pistolera. Certo la ‘strumentazione’ non mancava, ma questo lo sapevano anche i bambini.

6)      Poi sono venuti gli arresti (non il mio per fortuna) e qui concordo con Bruno. Nel senso che se uno è un pezzo di merda rimane tale anche se si ammanta di qualsivoglia etichetta. Infatti i miei amici sono finiti dentro perché chiamati in causa da certi individui che facevano i superduri ma che appena sono stati pizzicati e portati in caserma c’è voluto una sola sberla per farli parlare e cento per farli smettere. Non mi sono mai piaciuti i superduri.

Per il resto. Tu dici ‘La crisi attuale ( quella finanziaria ed economica) ricorda l’attualità della critica del capitalismo senza regole e della necessità di trasformazione dell’economia, della ricerca di una società più equa e giusta. Non so come chiamare questo bisogno di cambiamento, perché il comunismo in cui ho creduto…’  Se vogliamo trovare un oggetto simbolico e quindi il filo rosso, potrebbe essere lo straordinario movimento tra il 1848 e il 1870, la Comune di Parigi. L’idea marxiana di autonomia può essere il punto da cui ripartire. Credo inoltre che quell’enorme serbatoio che è stata la storia del movimento operaio, ma anche la stessa fucina di idee e progetti che fu agli inizi la rivoluzione russa, non possa essere azzerata come una fumisticheria ideologica, un mondo delle idee mai incarnato da esseri viventi, da organismi, partiti, insurrezioni. Trovo molto pertinente il tuo richiamo a Marx e interessanti le questioni alle quali accenni. Certo, con un atteggiamento di apertura mentale lontano mille miglia da deliri ideologico-dogmatici. Sviluppiamo le tematiche delle risorse. Oggi, per esempio, le risorse limitatissime e decrescenti, a cominciare dalla biosfera, convivono con un surplus di bisogni. Al riguardo credo siano molto interessanti i temi sollevati da Marco e la ‘risorsa’ inserita da Gioele. Il crollo catastrofico ecologico è l’esito prevedibile ma quello che io vedo più sottoposto al rischio della catastrofe è proprio il ‘mentale’, soggetto alla forza della globalizzazionee dei suoi effetti sulla produzione di soggettività, dei modi di vita, delle passioni.

Un abbraccio.

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