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Inviato da avatar Marco Orilia il 18-12-2008 alle 23:06 Leggi/Nascondi
Voglio proporre un argomento che sicuramente interessa tutti, in particolare le scienze biologiche, ma non esclude nessuno, perché interdisciplinare.

L'utilizzo errato del territorio spreca le risorse e danneggia (riduce) la biodiversità

Faccio alcuni esempi:

1-Agricoltura estensiva a monocultura: aree risicole del centro della pianura padana (Pavia, Vercelli, Novara, Biella) = forte riduzione della biodiversità (anche per i pesticidi impiegati, che danneggiano la flora e la fauna autoctona)

2-Riduzione delle aree naturali : costruzione di aree produttive e industriali (ogni comune vuole la sua zona industriale, generando grandi problemi logistici). Come in tutta la Pianura Padana (i massimi esempi sono la Brianza e l'area veneta, con la perenne congestione dell'autostrada a Mestre), oppure la pianura toscana nelle province di Firenze, Prato, Lucca, Pistoia, Pisa e Livorno. Inoltre queste aree vengono spesso costruite in posizioni inadatte: terreni a basso costo, che vengono alluvionati spesso. Espansione dei grandi centri commerciali.

3-Trasporti : passività delle amministrazioni nei confronti dell'espansione del trasporto su gomma. Costruzione di strade, autostrade, viadotti, gallerie, ecc. con danni all'ambiente (vedi il caso della variante di valico BO-FI con danni alle falde acquifere del Mugello, oppure il numero di ponti demoliti e ricostruiti - tutti - sull'autostrada MI-TO per il passaggio della TAV).

4-Urbanizzazione del territorio (vedi tentativo di costruire nel parco Sud di Milano, ma anche la quasi totale urbanizzazione del territorio fra Milano, Varese, Como e Lecco).

5-Dighe = interruzione del ciclo dell'acqua = l'utilizzo dell'acqua per irrigare e/o per produrre energia impedisce la ricarica delle falde e quindi accentua (e non risolve) il fenomeno della siccità. (Oltre a ridurre la biodiversità delle acque e diminuire quindi le capacità di autodepurazione dei fiumi)

Tutte le alterazioni ambientali esposte ( e altre ancora) sono presenti in Italia e da qui bisogna iniziare; bisogna uscire dalle città e osservare (esplorare) il territorio che le circonda. Mi rendo conto della quantità di carne messa al fuoco, ma ritengo che l'urgenza di questi argomenti sia prioritaria rispetto a tutti gli altri, fatta eccezione per la situazione dell'Università dato il buco nero in cui sta sprofondando (viene a fagiolo la proposta di Daniele Marini esposta in un'altra discussione). Chi discute di scuola e di insegnamento (in particolare dell'area scientifica) dovrebbe fare un giro fuori dalle nostre città per rendersi conto dello stato di degrado quasi irreversibile del nostro paese. Il sottoscritto (con Carla che alcuni di voi conoscono) ha lavorato con alcune organizzazioni ambientali presenti sul territorio, scarpinando sia in pianura che in montagna. La mappatura delle specie animali stanziali e migratorie (sia in città che nei territori) ci offre il quadro della situazione che va progressivamente peggiorando. Che cosa lasciamo a chi verrà dopo di noi?

Marco Orilia

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